(Torino 1901 - Parigi 1926) uomo politico e scrittore italiano. Dopo esperienze culturali vicine all’attualismo gentiliano, si accostò al movimento democratico di G. Salvemini; collaborò al quotidiano gramsciano «Ordine nuovo» come critico letterario e teatrale e, nel 1922, fondò il settimanale «Rivoluzione liberale», che intendeva porsi come voce di un’opera rinnovatrice di cui fossero protagoniste sia le élites intellettuali della borghesia sia le coscienze più attive del proletariato. Sotto il fascismo la rivista, influenzata dal sindacalismo soreliano e dalle teorie di Mosca e Pareto, divenne organo dell’antifascismo militante e subì una dura repressione. Nel 1924-25 G. accentuò il proprio impegno di organizzatore culturale fondando una casa editrice e un periodico letterario, «Il Baretti», attorno al quale si raccolsero le migliori menti della giovane letteratura. Costretto all’esilio, morì lasciando in testi di storia, letteratura, politica e filosofia, una appassionante rilettura di alcuni problemi centrali nella storia e nella cultura italiana, utili a illuminare l’ideale della rinascita di una cultura illuministica, democratica, antifascista: La filosofia politica di Vittorio Alfieri (1923), La frusta teatrale (1923), La rivoluzione liberale (1924), Risorgimento senza eroi (1926).